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Ottant’anni è tanto tempo, ma non così tanto, la speranza di vita in Italia è di ottantatré anni. Una persona, la sua vita. Non si parla degli assiro-babilonesi, ma di cose che sono capitate ai nostri nonni.
Una persona che si chiama Repubblica ha più o meno quell’età. E quella sua nascita non è solo un dato anagrafico ma un fatto storico e politico talmente grande che dovremmo sempre ricordarcela. Come le foto di quando si era bambini che si conservano ancora. O di quando si era giovani, perché la Resistenza la fecero le ragazze e i ragazzi.
La Resistenza è una speranza di vita che porti con te. È paura, è coraggio, è un pezzo di pane, una fuga disperata, una corsa contro il tempo, è arrivare prima, è un nascondiglio, è una montagna, una storia d’amore, una perdita, un lutto…
"Avevamo vent'anni. L'Italia della Resistenza" è uno spettacolo per non dimenticare le pagine incredibili di coraggio e passione che spesso hanno visto protagonisti ragazzi italiani dall’8 settembre 1943 al 25 aprile del 1945.
Il dialogo incessante tra le parole di Civati e la musica di Casale non è solo un atto celebrativo e dovuto nei confronti della Resistenza, ma vuole essere un tentativo coraggioso e diretto di attualizzare e riproporre i valori che hanno portato alla Liberazione del nostro Paese. Un collage di passi letterari e riflessioni che hanno la forza d’interrogare il nostro tempo, questo tempo inedito di rigurgiti neofascisti che tutti stiamo sperimentando.
"Avevamo vent'anni. L'Italia della Resistenza" vuole smontare la visione antidemocratica che si sta insinuando prepotentemente nelle nostre istituzioni.
Con taglio potente e provocatorio, il racconto vuole fungere da antidoto al nazionalismo di ritorno, alla paccottiglia bellicista e antidemocratica che arriva dalla più alte istituzioni di questa nostro Paese che proprio alla Resistenza deve la sua Costituzione.
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